Insegnare le lingue ai bambini a partire dal primo anno di vita.

 

PARTENZA DEL CORSO DI GLOTTODIDATTICA INFANTILE: INSEGNARE LE LINGUE AI BAMBINI A PARTIRE DAL PRIMO ANNO DI VITA

FACOLTA’ DI MEDICINA E PSICOLOGIA – SAPIENZA Università di Roma

Condotto dalla Dott.ssa Perla Boccaccini Esperta in Strategie intervento nei processi psicolinguistici e nei disturbi del linguaggio.

Sede didattica:  A Me Mi Piace…andare all’asilo!

corso in glottodidattica infantile

I bambini hanno una capacità speciale nell’apprendere una seconda lingua, ma questa comincia a venire meno già con il primo anno di età. Per questo le strutture deputate alla cura e all’educazione dei bambini molto piccoli (0-3 anni), come gli asili nido, gli spazi Be.Bi, i baby parking, devrebbero offrire laboratori di lingua o play group destinati ai bambini e ai loro genitori.

Inoltre, recenti ricerche in ambito scientifico dimostrano quanto il cervello dei bambini bilingui sia più flessibile e pronto a gestire più stimoli contemporaneamente (Multitasking), una ricerca in particolare, che misura l’attività cerebrale durante l’infanzia  (condotta dall’Institute for Learning & Brain Sciences dell’Università di Washington) ci dimostra come i cervelli cresciuti in un ambiente familiare bilingue mostrano un più lungo periodo di flessibilità a differenti lingue, specialmente se continuamente esposti a esse.
“Il cervello bilingue è affascinante perché riflette le capacità umane di pensiero flessibile: i bambini bilingui apprendono che gli oggetti e gli eventi del mondo hanno due nomi, e passano in modo flessibile tra queste due ‘etichette’, sottoponendo il cervello a un buon esercizio”(Patricia Kuhl, Journal of Phonetics).

Queste considerazioni mi hanno spinto nel lontano 2006 ad accogliere presso l’asilo A Me Mi Piace, la prima sperimentazione al nido del progetto di promozione del bilinguismo Hocus&Lotus ed oggi a formare tante nuove insegnanti magiche, capaci di trasportare con efficacia e passione i bimbi nel magico mondo dei due Dinocrocs Hocus & Lotus e ad inserirsi con competenza e consapevolezza nel mondo dei nidi e delle strutture educative.

Per iscriversi consultare il Bando Glottodidattica corso esteso e intensivo settembre-2

Perla Boccaccini

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=5eD7KUHKzTw

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E’ vero che le bambine parlano prima e di più?

images-9E’ Vero che le bambine parlano prima e di più dei loro coetanei maschietti?

Un recente studio ha tentato di spiegare questo particolare fenomeno di “genere” osservato da tutti i coloro che hanno la fortuna di lavorare, come me, con i bambini molto piccoli.

Tra i 2 e i 3 anni di vita, i bambini attraversano una fase denominata Speech Readiness (Lennenberg) ovvero un periodo di massima attitudine all’apprendimento verbale. In questa fase dello sviluppo umano, può capitare come è successo molte volte anche a me occupandomi anche di disturbi del linguaggio,  di imbattersi nei “Late Talkers”, ovvero, in quei soggetti collocati tra i 18 e i 23 mesi, che presentano un forte ritardo linguistico (in grado di produrre meno di 10 parole diverse e tra i 24 ed i 36 mesi meno di 50 parole). Si tratta di bambini che hanno un normale sviluppo intellettivo e socio-affettivo e che non hanno alcun apparente danno neurologico, semplicemente parlano tardi e, inspiegabilmente sono in prevalenza maschi.

Una ricerca pubblicata su The Journal of Neuroscience dal titolo “Foxp2 Mediates Sex Differences in Ultrasonic Vocalization by Rat Pups and Directs Order of Maternal Retrieval“condotta da J. Michael Bowers and Margaret M. McCarthy, dell’Università del Maryland a Baltimora, sembra svelarci le ragioni di questa fenomenologia di genere. Una proteina, la FOXP2, collegata alla capacità di vocalizzare nei mammiferi, avrebbe livelli più elevati nel cervello delle bambine in accordo con le loro maggiori e più precoci capacità comunicative (dimostrata dal molti studi). Questa importante scoperta ci svela alcuni meccanismi genetici e ci aiuta a discriminare meglio il ruolo dell’ambiente, che resta una delle determinanti più importanti nell’apprendimento del linguaggio.

Perla Boccaccini

Fonti: Le Scienze, The Journal of Neuroscience

 

 

 

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