Vacanze con bimbi e cattive abitudini!

images-4Il momento delle vacanze è quello in cui ci si rilassa, si interrompe quella frenetica routine che molto spesso non ci permette di pensare e dialogare con i nostri figli.

Eppure proprio in vacanza, immersa in un’oasi di pace e bellezza tutta italica, mi ritrovo ad osservare famiglie con figli, piccoli e grandi, che a tavola, sempre più numerosi, accendono uno smartphone, un tablet o altri ritrovati tecnologici in grado di sopire ogni spinta vitale!

Non amo giudicare, perché la vita e la professione mi hanno insegnato che solo vivendo in prima persona un’esperienza la si può comprendere profondamente; allora utilizzo la comprensione empatica e tento di immergermi nel punto vita emozionale ed esperienziale di quel genitore che, seppure in vacanza, seppure servito, seppure inserito in un Family Hotel, decide per azzerare chissà quale imprevedibile pericolo, di annullare il proprio figlio.

images-5Perdonate la presunzione, la saccenza, l’arroganza che pongo in queste mie parole (anche io sbaglio tante volte nel mio agire di mamma, e per fortuna, ripeto a me stessa) ma è giunto il momento di dirvi, cari mamme e cari papà, che state ostinatamente commettendo un errore, perseverando senza accorgervene.

Mi appello, dunque,  al vostro ” pensiero critico” sperando di resuscitarlo!

Vi chiedo di accendere i vostri neuroni e quelli dei vostri figli e di contrastare queste malsane tentazioni, create ed indotte per trasformarci in consumatori passivi, divoratori inconsapevoli di tutta la spazzatura che ci circonda: il junk food, l’inclusione tecno-patologica, i fenomeni di massificazione.

Insomma, per continuare a dare sfogo al mio senso di frustrazione e sfiducia nel futuro dei nostri figli, prendo in prestito una frase di Andy Clark che mi auguro vi farà riflettere “I nostri cervelli rendono il mondo intelligente, così che possiamo essere scemi in pace”.

Tentando di rientrare nei ranghi e nei panni di psicologa, mi soffermo sui rischi di tali, inconsapevoli abitudini, nella speranza di recuperare la vostra fiducia e la vostra simpatia.

Accendere un tablet, uno smartphone o anche la Tv a tavola vuol dire rendere inconsistente il dialogo famigliare, diradarlo, inaridirlo o perderlo definitivamente e al contempo produrre una perdita d’interesse verso il cibo, annullando tutto il mondo propriocettivo della tavola, sbiadendo i colori ed insipidendo i sapori di ciò che mangiamo, svuotandolo del tono emozionale che Madre Natura gli ha donato, offrendoci come esperienza primaria l’allattamento.

Questo vuoto emotivo, esperienziale e propriocettivo non può che infoltire le fila di futuri uomini e donne alla spasmodica ricerca di qualcosa che non hanno e che non troveranno mai, con la conseguenza di renderli depressi e a volte bipolari fin dall’infanzia.

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Le telecamere negli asili nido

AquAnieneKidsIn questi giorni, dopo l’ennesima denuncia partita da alcuni genitori, a seguito dell’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, è stato portato alla luce un nuovo caso di violenze sui minori, consumate, in quello che dovrebbe essere un luogo deputato all’educazione e al benessere dei bambini: “l’asilo nido”.

Purtroppo, solo l’ultimo di una triste e lunga serie.

L’asilo degli orrori, questa volta si trova nell’hinterland di Milano, a San Giorgio su Legnano. Coinvolta nelle violenze, sarebbe una donna, la direttrice di 40 anni, che continua a negare ogni accusa: «Nel mio asilo non succede nulla – continuava a ripetere – mi vogliono mettere in cattiva luce». Anche se le immagini diffuse in questi giorni, non lasciano molti dubbi.

Sempre in questi giorni, attraverso i numerosi canali comunicativi che contraddistinguono ormai il nostro tempo: social media, internet, televisione, radio, l’opinione pubblica si è stretta intorno al popolo di genitori, che richiede a gran voce l’installazione delle telecamere negli asili nido.

Non tutti sanno, però, che l’utilizzo di questa innovazione tecnologica è ritenuta illegittima dal Garante della Privacy e dunque l’uso, nella fattispecie, è assolutamente vietato!

IMG_3415Il motivo di questa irremovibile posizione è la seguente: “Sistemi di controllo così intrusivi come le webcam devono essere usati con estrema cautela perché, oltre a incidere sulla libertà d’insegnamento, possono ingenerare nel minore, fin dai primi anni di vita, la percezione che sia normale essere continuamente sorvegliati, come pure condizionare la spontaneità del rapporto con gli insegnanti. La tranquillità dei genitori non può essere raggiunta a scapito del libero sviluppo dei figli. Non possiamo, per placare le nostre ansie di adulti, trasformare la società in cui viviamo in un mondo di ipersorvegliati, a partire dai nostri bambini”.

Queste le parole di Antonello Soro, Presidente dell’Autorità garante per la privacy, attraverso le quali ha motivato il divieto all’uso generalizzato di webcam negli asili nido.

Ma, il popolo dei genitori, non si è arreso a questa coerente e ponderata posizione e si ostina a combattere una battaglia in cui il contendere, evidentemente di tutti, è il benessere e la tutela del minore. Ed è su questa scia che una mamma “di professione” come si definisce lei, Federica Funi, ha lanciato su Change.org una petizione on-line, firmata sinora da più di 5mila persone. Tutte interessate, evidentemente, a poter accedere ad un sito web (tramite password) per visionare le immagini in tempo reale della vita del nido frequentato dai figli.

La petizione è indirizzata al Garante per la Privacy e chiede che in ogni asilo d’Italia vengano installate delle telecamere in modo da vigilare sui bambini, “dato che gli episodi degli ultimi tempi rivelano comportamenti poco umani da parte delle maestre”. Il motto è prevenire è meglio che curare.

La questione della sicurezza dei bambini nei nidi, però, non è di facile soluzione. Ricordiamo il caso di Ravenna, dove il Garante per la Privacy, nel maggio dello scorso anno, ha dichiarato illegittime le telecamere installate nel nido “I Pargoli” di Ponte Nuovo e questo non rappresenta un caso isolato.

dott.ssa Perla BoccacciniDi tutta questa triste storia, però, c’è qualcosa che salverei ed è il riflettore che si è acceso sugli asili. Da anni, ho rivolto e declinato la mia professione di Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia della Salute, a questo mondo, forse perché negli anni in cui ho svolto ricerca scientifica in ambito neonatale, ho scoperto l’importanza dei primi anni di vita nello sviluppo della Persona. Ho capito come le esperienze, fin dalle primissime ore di vita, siano in grado di condizionare la nostra esistenza, le relazioni interpersonali che disegniamo nel corso del nostro cammino, il modo in cui mettiamo a disposizione la nostra vita agli altri.

Da anni progetto e realizzo luoghi educativi, che chiamo Centri di Educazione alla Salute e al Benessere Familiare. Spazi in cui promuovo le Life Skills dei bambini e dei loro genitori, ma anche di coloro che, affiancano ogni giorno le famiglie: gli educatori!

IMGP0101Quella schiera di persone che mette a disposizione la propria vita per un’altra.

E, in questo momento così delicato, non bisogna offuscare questa preziosissima funzione, missione, professione.
Io, gli Educatori, li incontro ogni mattina, quando entro nel mio quartier generale, l’A Me Mi Piace andare all’asilo. Loro, quasi sempre, indossano il sorriso, anche se a volte capita di perdere gli strumenti, di faticare, di soffrire per una di quelle esperienze che la vita ci pone di fronte: un lutto, una delusione, un dolore, una malattia. Allora può succedere di perdere la capacità di regolare le proprie emozioni ed i bambini, che come piace dire a me “hanno le antenne” si accorgono di questa distrazione e non perdonano. Usano l’arma più semplice che hanno, quella di provocare una reazione e allora piangono, si lamentano, si oppongono, ed in quel preciso istante, si può aprire uno “spazio d’azione”, purtroppo non di pensiero (in cui cadono anche tanti genitori) in cui si perde un po’ di consapevolezza, di controllo e si “agisce” la propria frustrazione, la propria rabbia, il proprio dolore.

Non voglio adattare questa descrizione a ciò che è accaduto a Legnano, perché in quella occasione si è passati da un ambito di normalità ad uno di patologia. Voglio solo raccontare cosa accade alle tante brave, ispirate, professionali, devote e dolci educatrici, che ogni giorno regalano la propria vita ad un bambino. Penso che in quei momenti, che accadono probabilmente a tutti, uno sguardo esterno, può rammentare ciò che si sta facendo. Uno sguardo esterno, fosse anche una telecamera, può rappresentare una mano tesa, può ricordarci che abbiamo difronte un bambino, che non ha i nostri stessi strumenti, che non può difendersi, non può chiedere aiuto a nessuno. Un adulto invece lo può fare, può chiedere aiuto al collega, dicendoli che ha necessità di fare una pausa, può chiedere aiuto al coordinatore psicopedagogico, che potrebbe offrirgli nuovi strumenti pedagogici, può richiedere sostegno ad uno psicologo, che può offrirgli strategie idonee per affrontare quella difficoltà.

Ecco, io la penso così!

Io sono favorevole alle telecamere, nonostante tutti i rischi che riconosco e condivido con il Presidente Antonello Soro. Ma non avendole potute mettere negli asili che dirigo, ho ideato un’alternativa, l’uso delle vetrate. Ho inserito ampie vetrate, porte a vetri, pareti a vetri, oblò di vetri, trasparenze ovunque si potessero inserire, non per mettere i bambini in vetrina, ma per arginare il lavoro di sezione, per aprire lo spazio educativo agli altri, per offrire anche ai bambini, pur garantendogli un’idonea tranquillità e riservatezza, l’opportunità di conoscere l’asilo anche dietro al muro, conoscere i volti di tutte le maestre, di tutti i bambini, infondendo così un grande senso di appartenenza e familiarità. Per dare ai genitori, che nei miei asili sono i benvenuti a tutte le ore, l’opportunità di godere di un momento del proprio figlio che non tornerà. Ho la presunzione di credere di aver trovato “un modo” che non crea disagi a nessuno.

Ma certamente questo non è sufficiente!

A questo punto lancio una sfida al Governo, (poiché spesso la politica riempie i suoi slogan con il tema dei nidi) quella di darci prova di sostenere davvero un ambito preziosissimo, un patrimonio del nostro paese, della nostra cultura e soprattutto dei nostri cittadini, specie di quelli futuri: “rivedere la legge sull’uso generalizzato delle telecamere stilando un protocollo di utilizzo e co-finanziando l’installazione controllata delle medesime in tutti gli asili nido italiani”.

Credo che un utilizzo controllato, attraverso l’applicazione di un rigido protocollo, che contempli un “manuale d’uso” per i genitori, gli educatori e i dirigenti scolastici, possa rappresentare per la comunità educativa e non solo, un’opportunità di crescita, di responsabilizzazione e di consapevolezza.
Io la petizione l’ho firmata!
Perla Boccaccini

Fonti e approfondimenti

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=682005

http://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/2014/05/12/1064140-maestra-arrestata-San-Giorgio.shtml

http://dirittodellavoro.diritto.it/docs/5089623-privacy-il-no-del-garante-all-uso-di-webcam-negli-asili-nido?source=1&tipo=news

http://www.garanteprivacy.it/home/autorita/garante

http://www.change.org/it/petizioni/si-alle-telecamere-negli-asili

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E’ vero che le bambine parlano prima e di più?

images-9E’ Vero che le bambine parlano prima e di più dei loro coetanei maschietti?

Un recente studio ha tentato di spiegare questo particolare fenomeno di “genere” osservato da tutti i coloro che hanno la fortuna di lavorare, come me, con i bambini molto piccoli.

Tra i 2 e i 3 anni di vita, i bambini attraversano una fase denominata Speech Readiness (Lennenberg) ovvero un periodo di massima attitudine all’apprendimento verbale. In questa fase dello sviluppo umano, può capitare come è successo molte volte anche a me occupandomi anche di disturbi del linguaggio,  di imbattersi nei “Late Talkers”, ovvero, in quei soggetti collocati tra i 18 e i 23 mesi, che presentano un forte ritardo linguistico (in grado di produrre meno di 10 parole diverse e tra i 24 ed i 36 mesi meno di 50 parole). Si tratta di bambini che hanno un normale sviluppo intellettivo e socio-affettivo e che non hanno alcun apparente danno neurologico, semplicemente parlano tardi e, inspiegabilmente sono in prevalenza maschi.

Una ricerca pubblicata su The Journal of Neuroscience dal titolo “Foxp2 Mediates Sex Differences in Ultrasonic Vocalization by Rat Pups and Directs Order of Maternal Retrieval“condotta da J. Michael Bowers and Margaret M. McCarthy, dell’Università del Maryland a Baltimora, sembra svelarci le ragioni di questa fenomenologia di genere. Una proteina, la FOXP2, collegata alla capacità di vocalizzare nei mammiferi, avrebbe livelli più elevati nel cervello delle bambine in accordo con le loro maggiori e più precoci capacità comunicative (dimostrata dal molti studi). Questa importante scoperta ci svela alcuni meccanismi genetici e ci aiuta a discriminare meglio il ruolo dell’ambiente, che resta una delle determinanti più importanti nell’apprendimento del linguaggio.

Perla Boccaccini

Fonti: Le Scienze, The Journal of Neuroscience

 

 

 

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