Il Valore di una fiaba: Cinderella

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Vi aspettiamo per un pomeriggio da favola in compagnia di Cinderella e Dolce Alice…insegneremo ai bambini che con la dolcezza e la gentilezza si possono fare dei capolavori.

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C’era una volta, in un paese lontano, un gentiluomo vedovo che viveva in una bella casa con la sua unica figlia. Egli donava alla sua adorata bambina qualsiasi cosa ella desiderasse: bei vestiti, un cucciolo, un cavallo….. Tuttavia capiva che la piccola aveva bisogno delle cure di una madre. Così si risposò, scegliendo una donna che aveva due figlie giovani, le quali, egli sperava, sarebbero diventate compagne di giochi della sua bambina. 

La fiaba di “Cenerentola” (Cinderella) è un film del 1950 prodotto da Walt Disney basato sulla fiaba di Charles Perrault. 

La sua morale è il coraggio di restare fedeli ai propri sogni e di credere nel valore della propria vita.

La storia non racconta di un percorso di autoaffermazione, tenace e calcolatore o dell’espressione di un sogno narcisistico, ma descrive una speranza, un’autenticità paziente e coraggiosa esaltata dall’incontro e dal rispecchiamento di un’altra persona (il Principe azzurro), un amore capace di vedere in profondità e comprendere il vero valore della persona. La fiaba parla soprattutto a quei bambini costretti a crescere in situazioni di difficoltà e rifiuto, inseriti in storie di vita che possono sembrare apparentemente normali e ordinate. Suggerisce come essi possano conservare, malgrado tutto, il loro desiderio d’amore, il loro valore e la loro speranza.  Inoltre, essa ci dice che, nonostante tutte le contrarietà, un giorno riusciremo a realizzarci e a essere apprezzati per quello che siamo (E. Drewermann).

Di recente sulla favola si sono accesi nuovi riflettori, grazie alla versione portata nelle sale cinematografiche di tutto il mondo da Kenneth Branagh. Un racconto che delinea una supereroina moderna. Quello che colpisce in questa versione è il nome “Ella” derivato dalla scissione di Cinder-Ella, quasi a sottolineare la rottura avvenuta nella vita della protagonista, contrapposta in due esperienze affettive: la bambina felice e amata da mamma e papà e la ragazza declassata a domestica, schernita dalle sorellastre invidiose e piene d’odio.

L’analisi psicologica del personaggio operata da K. Branagh ci permette di rivivere per la prima volta, la storia di Cinderella con i due genitori ancora in vita, mostrandoci la possibilità che la bambina ha avuto di sperimentare una base sicura, esperienza fondamentale nella vita di ognuno di noi per costruire relazioni interpretazioni autentiche e fiduciose.  

La reazione alla sofferenza e al dolore rappresentano un altro importante spunto di riflessione di questa versione, che si svela nelle due protagoniste: Ella e la Matrigna. Entrambe, infatti, affrontano un dolore conseguente ad una perdita, ma reagiscono alla sofferenza in modo diverso, Ella ci mostra il senso del costrutto psicologico della “resilienza” cercando un autentico rapporto con sé stessa e con gli altri e trovando la forza per andare avanti e realizzare i propri sogni, mentre Lady Tremaine (La Matrigna), brama, invidiosa,  alla costante conquista di qualcosa che non troverà mai (perché celato dentro di sé), da sottrarre alla figliastra. 

Qui ritroviamo quel motivo fondamentale della fiaba che è quello di trasmettere sicurezza nel proprio futuro. Un processo di crescita, d’individuazione capace d’ispirare e infondere fiducia. 

L’ultimo aspetto,  molto vicino a ciò che studio e applico ogni giorno nel mio lavoro psico-educativo,  è rintracciabile nel testamento psicologico contenuto nelle parole della mamma di Cinderella: “sii gentile e coraggiosa” le fa promettere la donna in punto di morte, incastonando la virtù della gentilezza nell’esperienza di vita della figlia. Ma cosa rappresenta la gentilezza nella storia di Ella? Riconduco la gentilezza in quella abilità che noi psicologi chiamiamo “Empatia” una delle dieci Life Skills indicate dall’OMS (1993) come capaci di migliorare la nostra vita, quella capacità di trarre il meglio dai rapporti umani avvicinandoci agli altri, mettendoci nei loro panni. La gentilezza conduce Ella a provare dignità per sé stessa e per gli altri (io ti perdono, pronuncia alla fine della sua storia, rivolgendosi alla Matrigna), mostrandoci come la gentilezza può offrire senso e valore alle nostre vite. 

Perla Boccaccini 

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